La "Zobia" fiorenzuolana deriva dall'antica maschera ebrea?

E' vietato alle zobie essere eleganti; devono invece essere il più possibile stracciate.
Questo particolare ci ha suggerito un'ipotesi tanto azzardata quanto suggestiva sulla loro origine; ci ha fatto pensare che la zobia derivi dalla maschera ebrea, anticamente usata a Fiorenzuola.
Per poter capire questa affermazione occorre tenere presente alcuni fattori: l'antichissimo insediamento ebraico nel paese, la tradizionale festa del Purim corrispondente al nostro carnevale e origine (secondo il Milano, autore di una fondamentale opera sugli ebrei in Italia) delle maschere, il particolare mestiere a cui furono legati da specifiche bolle papali nel corso del secolo XVI gli ebrei stessi (la "strazzeria" o il commercio e la compravendita degli stracci).

A queste considerazioni di carattere generale, occorre aggiungere l'antichissimo uso della maschera ebrea, ossia del particolare travestimento che si effettuava parecchi secoli fa a Fiorenzuola.
I giovani, forse affetti da una certa invidiuzza per la condiderevole posizione economica raggiunta dagli ebrei, sentivano forse il bisogno di travestimento speciale durante il carnevale.
Gli abitanti di Fiorenzuola si mettevano addosso abiti lordi e laceri, che ricordavano l'abitudine degli israeliti di contrattare stacci e penne e, incontrandosi, intrecciavano un dialogo in cui si fingevano ebrei che volessero acquistare stracci gli uni dagli altri.
Il venditore usava un dialetto forestiero e lo contraffaceva alternandolo con parole italiane storpiate, raddoppiando le consonati là dove non c'erano e dimezzandole dove esistevano. I protagonisti si allontanavano dopo essersi scambiati infiniti salamelecchi, che provocavano il riso dei presenti.

Questa maschera ebrea, da quanto ci risulta, non dovette causare tafferugli od altro fra i fiorenzuolani e la comunità israelitica, ma certo gli ebrei dovettero esserne rincresciuti; sappiamo che nel 700 si ebbero varie grida, rispettivamente nel 1714 e 1719, che proibivano la maschera ebrea; nel 1738 il podestà del luogo, il dottor Gandolfi, pubblicava un'altra grida in cui, richiamando le precedenti, proibiva la maschera stessa, sotto pena di pagare 100 scudi d'oro.
Questo non garbò molto agli abitanti di Fiorenzuola, che considerarono la deliberazione come una prova di debolezza del podestà ed un oltraggio ad un loro diritto acquisito da anni. I Reggenti allora si riunirono a due colleghi, i deputati Giacomo Fioruzzi e Bonifacio Lonchi, fra l'altro nemici del podestà, con l'incarico di redigere un rapporto e di inoltrarlo al governatore di Piacenza.

Nella lettera si chiedeva che il pubblico di Fiorenzuola fosse lasciato libero di usare anche la maschera ebrea che essi avevano sempre praticata: veniva unito anche un memoraiale in cui era ribadito il concetto che non si poteva proibire la maschera ai cristiani "che avevano tutto il diritto di valersene", in seguito erano esposte altre ragioni che scadono però nel pettegolezzo.

Comunque, questa furente requisitoria ebbe successo, tanto che da Piacenza pochi giorni dopo venne l'ordine che si affiggesse una grida manoscritta nella quale di diceva che l'avviso precedente si doveva interpretare nel senso che veniva proibito offendere, insultare con parole o con fatti la nazione e le persone ebree, ma era permesso mascherarsi da ebreo e anche "praticare e imitare gli abiti e i costumi anche d'altre nazioni".

Caduto il dubbio che "zobia" possa essere parola di derivazione israelitica per la cortese precisazione del prof. don Bonati, insegnante di ebraico nel nostro Seminario ("zobia" deriva invece dall'espressione latina "iovia"), la nostra tesi rimane per ora nel campo delle ipotesi, molto verosimili del resto, che potrebbe essere confermata da documenti che ci diano prova che questa tradizione continua dal XVI secolo ad oggi senza soluzione di continuità.

Carmen Artocchini

da: LA LIBERTA' di venerdì 23 febbraio 1968 (pagina 5)

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